2015-2022: 7 ANNI DI VISIONI E ILLUSIONI
Proiezioni, presentazioni di libri, concerti, eventi: la storia per immagini dell'Associazione Culturale Visioni e Illusioni dal 2015 al 2022.
2015-2022: 7 ANNI DI VISIONI E ILLUSIONI
Proiezioni, presentazioni di libri, concerti, eventi: la storia per immagini dell'Associazione Culturale Visioni e Illusioni dal 2015 al 2022.
L’ultimo appuntamento della stagione con gli eventi di Visioni&Illusioni si è svolto martedì 24 giugno presso il Museo dei Piceni.

Nell’occasione il Presidente Ettore Spagnuolo ha voluto ospitare Francesco Rutelli, venuto a presentare il suo ultimo libro, “Città vince città perde” (Laterza).
Sostenitore fin dall’inizio di Visioni&Illusioni, anche in virtù dell’antica amicizia che lo univa al compianto Presidente Onorario dell’Associazione Giuliano Montaldo, l’ex Sindaco di Roma è stato intervistato dal giornalista Guido Barlozzetti sui contenuti del volume che descrive strategie e fattori di gestione della città che distinguono quelle vincenti da quelle perdenti, alla luce dei mutamenti imposti dalle crisi climatiche, dalle trasformazioni del lavoro, della mobilità, dell’abitare, della transizione green e delle sfide digitali.

“Le nostre città devono conoscere una nuova stagione di grandi trasformazioni. Quali possono essere i nuovi modelli di governo e organizzazione capaci di realizzare innovazioni coraggiose a beneficio dei cittadini per la sostenibilità, l’autonomia energetica, la gestione delle acque, facendo funzionare rivoluzioni digitali, inclusione sociale e una nuova e rinnovata partecipazione civica?”. Questi alcuni degli interrogativi che sono stati discussi durante un incontro che ha visto un’ampia partecipazione e che si è concluso con alcuni cenni al libro precedente di Francesco Rutelli, “Roma Camminando” (Laterza), una guida che invita a scoprire la Capitale attraverso itinerari a piedi, tra storia, arte e curiosità nascoste.
Mercoledì 11 giugno nella Sala Cinema dell’Anica (Viale Regina Margherita, 286) ha avuto luogo la proiezione di “Le voci bianche” (1964) di Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa nell’ambito dell’iniziativa di Visioni&Illusioni “I tesori nascosti del cinema italiano” volta a riportare all’attenzione dei soci e dei loro ospiti quei film pur pregevoli, già accolti favorevolmente sia dal pubblico che dalla critica che, per motivi diversi, sono scomparsi da tempo dai palinsesti televisivi o dalle rassegne cinematografiche.
Presentato fuori concorso al 17º Festival di Cannes, “Le voci bianche” è una divertente satira in costume ambientata nella Roma della metà del ‘700. Il protagonista è Meo, interpretato da Paolo Ferrari, un giovane che per sfuggire alla fame e alla miseria, finge di farsi castrare per entrare nel Conservatorio dove studiano e si esibiscono le ‘voci bianche’ in un’epoca in cui, per volere papale, le donne non potevano recitare a teatro. Salva quindi la sua virilità ma è costretto ad esibire costantemente una femminilità che non gli appartiene, approfittandone tuttavia per soddisfare sia i suoi impulsi che quelle delle mogli dei nobili romani che lo accolgono nel loro mondo senza sospettare il suo doppio gioco…

Con i dialoghi in romanesco scritti da Luigi Magni, i bei costumi e le scenografie di Pier Luigi Pizzi, il film vantava un cast d’eccezione: oltre a Paolo Ferrari c’erano, tra gli altri, Sandra Milo, Anouk Aimée, Vittorio Caprioli, Philippe Leroy, Leopoldo Trieste, Claudio Gora e Francesco Mulè.
Alla serata presentata da Alberto Castagna e alla presenza del Presidente di Visioni&Illusioni Ettore Spagnuolo, hanno preso parte il saggista Andrea Pergolari, autore del libro “Pasquale Festa Campanile. Ovvero la sindrome di Matusalemme”, dedicato al regista del film e Raffaele Festa Campanile, figlio di Pasquale oltre ad altri personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura.
Il 6 maggio presso la Sala Cinema dell’Anica, l’Associazione Visioni&Illusioni ha reso omaggio al grande Gigi Proietti con una delle sue rare interpretazioni drammatiche al cinema, in “L’eredità Ferramonti” (1976) di Mauro Bolognini.
Nel film, Proietti interpreta il ruolo di Pippo Ferramonti, figlio di Gregorio (interpretato da Anthony Quinn), un ex proprietario di forno in possesso di una ricca eredità che tuttavia non intende lasciare a nessuno dei figli, né a lui, né a Mario (Fabio Testi), né a Tata (Adriana Asti). Sarà quindi la moglie di Pippo, Irene (Dominique Sanda), a cercare di convincere Gregorio a cambiare il suo testamento.

Presentato con successo al Festival di Cannes, “L’eredità Ferramonti” meritò a Dominique Sanda il premio per la migliore interpretazione femminile e ad Adriana Asti il Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista.
Nel corso della serata presentata da Alberto Castagna ad affiancare il presidente Ettore Spagnuolo, sono intervenute la moglie di Gigi Proietti, Sagitta Alter e una delle figlie dell’attore, Susanna Proietti, intervistate dalla giornalista del Corriere della Sera Emilia Costantini. Preziosa anche la testimonianza delle nipote del regista di “L’eredità Ferramonti”, la produttrice, Carlotta Bolognini, che ha raccontato aneddoti sulla lavorazione del film.
Un omaggio di Visioni&Illusioni al grande attore Gabriele Ferzetti, nel centenario della sua nascita e a dieci anni dalla sua scomparsa, si è svolto nella Sala Cinema dell’Anica il 26 marzo.
Nell’occasione è stato proiettato il film “A ciascuno il suo” (1967) di Elio Petri, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia.

Il film fu premiato per la migliore sceneggiatura (opera dello stesso Petri, insieme ad Ugo Pirro) al 20º Festival di Cannes e fu protagonista ai Nastri d’argento 1968 con quattro premi, tra i quali quello al miglior attore non protagonista assegnato proprio a Gabriele Ferzetti.
Ambientato in Sicilia, il film prende il via dalla morte di due uomini durante una battuta di caccia per il quale vengono accusati i parenti di una delle vittime, rei di avere commesso un delitto d’onore. Un insegnante di liceo (interpretato da Gian Maria Volonté) è convinto della loro innocenza e mette al corrente dei suoi sospetti un importante avvocato del luogo (Gabriele Ferzetti) che decide di assumerne la difesa. Il professore, poi, decide di condurre delle indagini personali dagli esiti imprevedibili…Presentata da Alberto Castagna, la serata aperta dal saluto del Presidente Ettore Spagnuolo, è stata impreziosita dagli interventi della moglie di Gabriele Ferzetti, Claudia, di Fabio Ferzetti, critico cinematografico e nipote dell’attore dallo scrittore e saggista Massimo Giraldi, autore di una monografia sull’attore e del critico e giornalista Guido Barlozzetti.
A pochi giorni dall’anniversario della nascita del compianto Presidente Onorario Giuliano Montaldo, il Maestro è stato ricordato dal Presidente Ettore Spagnuolo in apertura della nuova serata-evento dell’Associazione Visioni&Illusioni svoltasi presso la Sala Cinema dell’Anica mercoledì 26 febbraio
Si è passati poi a trattare il film della serata “La voglia matta” (1962) di Luciano Salce. La figura del regista è stata rievocata dal figlio Emanuele Salce e dal saggista Andrea Pergolari autori del volume “Luciano Salce. Una vita spettacolare” e del documentario “L’uomo dalla bocca storta” intervistati da Alberto Castagna.
A Guido Barlozzetti il compito di presentare il film e insieme di parlare della sua interprete, Catherine Spaak nell’ottantesimo della sua nascita.
Icona degli anni ’60, Catherine Spaak (scomparsa nel 2022) ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario di più generazioni, con la sua bellezza, la sua freschezza, il suo fascino, la sua grazia e la sua capacità di reinventarsi costantemente mantenendo intatta, fino alla fine, la sua popolarità.
“La voglia matta”, che segue di tre anni il suo esordio cinematografico nella natia Francia a soli 14 anni, la vede nel ruolo indimenticabile di una adolescente, Francesca, che fa perdere la testa ad un maturo industriale milanese magnificamente interpretato da Ugo Tognazzi, che con questo ruolo esce definitivamente dalla sua dimensione di attore puramente comico per assumere quella di attore a tutto tondo, capace di assumere in sé sfumature ironiche, autoironiche e anche drammatiche.
Un film che ha avuto anche problemi con la censura dell’epoca anticipando alcune tematiche che saranno proprie del ’68, e quindi profetico (la visione fu addirittura vietata ai minori di 16 anni) e che, nonostante la tiepida accoglienza del pubblico alla sua uscita, si è in seguito imposto come uno dei capolavori della commedia all’italiana degli anni ’60, con la sua ineguagliabile combinazione tra leggerezza e profondità.